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L'ecg nei disturbi di conduzione
Disturbi di conduzione del nodo atrioventricolare

| Una volta attraversato velocemente l’atrio,
l’impulso raggiunge il nodo atrioventricolare.
Se il passaggio dell’impulso attraverso il nodo atrioventricolare comporta difficoltà, si possono avere i blocchi atrioventricolari. Se il passaggio è soltanto rallentato, si parla di un blocco atrioventricolare di primo grado. L’ecg presenta un intervallo PQ allungato. |
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| Se il passaggio dell’impulso è progressivamente
piu’ rallentato sino ad un suo blocco periodico, si parlerà di blocco
atrioventricolare di secondo grado tipo 1 (Mobitz 1.)
L’ecg mostra un progressivo allungamento dell’intervallo PQ sino alla comparsa di una onda P NON seguita da un complesso QRS. |
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| Se il passaggio è periodicamente bloccato si
parla di blocco atrioventricolare di secondo grado tipo 2 (Mobitz
2).
L’ecg mostra un intervallo PQ costante con la intermittente comparsa di una onda P non seguita dal complesso QRS. |
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| In questo tipo di blocchi si parla di rapporto
di conduzione atrioventricolare per indicare il numero
di onde P rispetto ai complessi QRS.
Un rapporto 4:3 indicherà ad esempio che ogni 4 onde P una viene bloccata a livello del nodo atrioventricolare |
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| In caso di blocchi atrioventricolari di secondo grado particolarmente gravi, si può arrivare ad un rapporto di conduzione 2:1, in questo caso si parla di blocco di alto grado. |
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| Se l’impulso viene bloccato costantemente si
parlerà di blocco atrioventricolare di terzo grado o completo
All’ecg si osserveranno onde P non seguite da complessi QRS, ed in questo caso si avrà asistolia, oppure dissociate da complessi QRS di origine ventricolare, e quindi allargati |
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