Ventilazione monopolmonare
in chirurgia toracica
Girolamo Tamburello,
dirigente II liv. Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione
- Azienda Ospedaliera V.Cervello - Palermo
girotamb@tin.it
La ventilazione
monopolmonare (OLV = One Lung Ventilation) è applicata
comunemente in chirurgia toracica, ma può essere essenziale
in situazioni di emergenza ed essere utile in patologia
polmonare unilaterale, dove lo scopo è quello di ridurre
il carico ventilatorio meccanico sul polmone malato e
i danni che ne conseguono.
Le indicazioni della OLV possono essere assolute
o relative.
Indicazioni assolute:
-sanguinamento massivo
in cui l?isolamento del polmone dal quale proviene
l?emorragia, può essere determinante per salvare
la vita di un paziente.
-sepsi e pus, per proteggere il polmone sano dalla
contaminazione.
-fistole broncopleuriche o broncocutanee quando,
in ventilazione meccanica la resistenza al flusso
è tanto bassa da comportare una grossa perdita
aerea e compromettere la ventilazione efficace.
-bolle gassose unilaterali.In questo caso l?isolamento
del polmone è d?obbligo perché si possono rompere
sotto ventilazione meccanica.
-lavaggio alveolare per proteinosi alveolare o
fibrosi cistica, dove serve a proteggere il polmone
controlaterale dall?essere annegato.
-Infine, sulla scia dell?entusiasmo per la chirurgia
mininvasiva, sempre più frequenti sono gli interventi
in videotoracoscopia e in questo caso la OLV è
necessaria per offrire al chirurgo visibilità
e ampiezza del campo operatorio. |
Indicazioni relative:
-Pneumectomia
-Lobectomia e tra queste soprattutto la superiore,
meno la media e l?inferiore
-L?esofagectomia
-La riparazione di aneurisma dell?aorta toracica
è pure un?indicazione relativa. |
In conclusione
le applicazioni più frequenti della OLV sono indicazioni
relative e nei fatti la scelta operativa dipende certamente
dall?abilità e dall?esperienza degli anestesisti ma soprattutto
dalle preferenze del Chirurgo Toracico.
Metodi di
separazione del polmone:
- In passato venivano adoperati bloccatori bronchiali
e tubi endobronchiali a lume singolo, ma questi sistemi
sono stati abbandonati per le difficoltà tecniche e per
l?impossibilità di effettuare la rimozione delle secrezioni
dal polmone del lato bloccato.
- Attualmente sono più frequentemente adoperati tubi a
doppio lume senza sperone per evitare attorcigliamenti
ed eventuali lacerazioni tracheali e bronchiali. Questi
tubi sono quelli di Robertshaw i quali posseggono una
conformazione prefissata che diversifica le versioni dx
e sn; il tubo a doppio lume lato dx ha una apertura per
la ventilazione del lobo polmonare superiore dx ma la
maggior parte degli autori è restia ad adoperarlo per
evitare potenziali ostacoli. Inizialmente in gomma rossa,
vengono oggi prodotti dalla maggior parte delle case produttrici
in PVC, di tipo disposable e con cuffia di colore bleu
per una migliore identificazione alla broncofibroscopia.
Le misure disponibili vanno da 35 a 41 FR. La 37 è quella
adoperata nella maggior parte delle donne adulte mentre
la 39 FR nella maggior parte degli uomini adulti.
- In ultimo un riferimento particolare merita il tubo
endotracheale combinato con bloccatore (tubo Univent)
per le sue doti di originalità e per la semplicità di
esecuzione tecnica.
Posizionamento del tubo a doppio lume:
Prima andrebbe gonfiata la cuffia tracheale, i rumori
respiratori vanno verificati subito dopo, in ambedue i
campi polmonari; la cuffia bronchiale va gonfiata gradualmente,
per evitare che eccessive pressioni possano danneggiare
la mucosa bronchiale, fino a bloccare la perdita di aria
verso il lume tracheale; in genere non occorrono più di
2 ml di aria.
I rumori respiratori vanno nuovamente ascoltati bilateralmente
per escludere che la cuffia bronchiale troppo gonfia non
si sia erniata al di la della carena e comprometta la
ventilazione del polmone controlaterale.
Un punto importante e fondamentale è quello di verificare
che l?estremità bronchiale sia perfettamente collocata
nel bronco designato, per fare ciò si clampa prima il
lume tracheale a livello del collettore, ventilando attraverso
il lume bronchiale, si guarda e si ascolta: l?ispezione
rivelerà l?assenza di movimento e l?ascoltazione l?assenza
di murmure dal lato clampato. La stessa operazione è fatta
successivamente clampando il lume bronchiale e ventilando
attraverso quello tracheale.
Quando si usa un tubo a doppio lume lato dx bisogna assicurare
una appropriata ventilazione del campo del lobo polmonare
sup. dx con adeguata ascoltazione o più accuratamente
attraverso l?esame fibrobroncoscopico.
Quando si usa un tubo a doppio lume lato sn non si può
escludere il rischio che l?estremità bronchiale, avanzata
troppo profondamente nel lume del bronco principale sn,
possa avere ostruito il lume del bronco lobare sup. sn.
Quando le pressioni di insufflazione, durante ventilazione
dei 2 polmoni, sono 20 cm di H2O, a parità di volume corrente,
non dovrebbero superare i 40 cm di H2O, durante ventilazione
di un solo polmone e i valori spirometrici dovrebbero
corrispondere a quelli precedenti la OLV.
E? dimostrato che tubi a doppio lume perfettamente posizionati
con adeguato controllo ispettivo e ascoltatorio, mostravano
successivamente al controllo fibrobroncoscopico un?incidenza
di malposizionamento del 20-48%.
Controllo
fibrobroncoscopico
fig.1 
La Fig. 1 mostra
il tubo a doppio lume lato sn in situ, dove la broncoscopia,
attraverso il lume tracheale mette facilmente in evidenza
la carena e soltanto l?estremità prossimale della cuffia
bronchiale subito al di la di questa.L?erniazione della
cuffia bronchiale sopra la carena può ostruire il bronco
principale opposto e deve essere corretta.La cuffia bronchiale
dei tubi in PVC è facilmente riconoscibile, mentre quella
dei tubi rossi non disposable, gialla, era di difficile
riconoscimento. La broncoscopia attraverso il lume bronchiale
deve identificare l?orificio del bronco lobare sup. sn
pervio.
fig.2 
La Fig.2 mostra
il tubo a doppio lume lato dx, dove la broncoscopia attraverso
il lume tracheale visualizza la carena e anche qui solo
l?estremità della cuffia bronchiale, ma il punto più difficile
è l?esame broncoscopico attraverso il lume bronchiale
per identificare, quando il broncoscopio passa attraverso
l?apertura per la ventilazione del lobo polmonare sup.
dx, l?orificio del bronco lobare sup.dx Questa procedura
è molto complicata e richiede l?intervento di un broncoscopista
esperto.
Sono disponibili diverse misure di fibrobroncoscopio,
quelle più comuni sono la 5,6 la 4,9 la 3,9 mm di diametro
esterno. La 3,9 può passare attraverso un tubo 37FR ma
è troppo grande per un 35FR.
Problemi
associati al posizionamento dei tubi a doppio lume
- Nonostante la mancanza dello sperone sono possibili
lacerazioni tracheali e bronchiali dovute alla conformazione
preformata, ma soprattutto alla mancata estrazione del
mandrino al momento della rotazione del tubo.
- E? possibile un errato posizionamento: il tubo a doppio
lume lato sn può erroneamente essere introdotto a dx,
in questo caso la ventilazione del campo polmonare sup.
dx sarà difettosa e, poichè il tubo può non essere penetrato
sufficientemente in profondità nel bronco principale dx,
il murmure sarà presente su ambedue i campi polmonari
quando si ventila attraverso il lume bronchiale ma sarà
assente se la ventilazione avviene attraverso quello tracheale.
- Il tubo a doppio lume lato dx può ostruire l?orificio
del bronco lobare sup. dx, questa eventualità è frequente
perché la distanza tra la carena e l?orificio del bronco
lobare sup. dx è molto corta tra 1,5 e 2cm con un margine
di sicurezza tra 1 e 8mm.
- Il tubo a doppio lume lato sn può ostruire, anche se
la distanza tra carena e bronco lobare sup sn. è tra 5
e 5,5 cm, l?orificio del bronco lobare sup. sn; è necessario
pertanto ritirare il tubo di 1 cm per ripristinare la
ventilazione del campo polmonare sup. sn.
- la cuffia troppo gonfia per lungo tempo può danneggiare
la mucosa bronchiale, quando possibile (indicazioni relative)
la cuffia andrebbe sgonfiata se le fasi dell?intervento
lo consentono.
Abbiamo in precedenza accennato al tubo Univent:
Questo tubo possiede nel contesto della sua parete, anteriormente,
un canale che dà passaggio al dispositivo di blocco bronchiale.
Il dispositivo bloccante ha all?estremità un palloncino
gonfiabile e all?interno un canale di 2mm di diametro
che può servire per aspirare o per applicare la CPAP.
Questo tubo è introdotto come un tubo endotracheale comune.
Quando si deve procedere all?inserimento del dispositivo
bloccante, si ruota la testa del paziente e il tubo dal
lato da bloccare e sotto guida fibrobroncoscopica lo si
fa scorrere distalmente verso il bronco principale designato.Quando
è ben collocato nel bronco, si gonfia il palloncino con
6-7ml di aria. In alternativa si può intubare direttamente
con lo stesso tubo il bronco principale e succesivamente
,mentre il dispositivo bloccante viene mantenuto in situ,
il tubo viene ritirato in posizione tracheale.
fig.3
 |
Vantaggi:
- lume singolo
- possibilità di aspirazione da lato non ventilato
- possibilità di applicazione di CPAP sul polmone
non ventilato
- possibilità di continuare la ventilazione post-operatoria
con lo stesso tubo. |
Svantaggi:
- più difficoltosa la tenuta e più frequente
la dislocazione con le manovre chirurgiche.
- il piccolo diametro interno del dispositivo
bloccante può rendere difficile l?aspirazione.
- tempo di collasso polmonare più lungo che comunque
lo stesso chirurgo può accelerare con una manovra
manuale. |
Indicazioni:
Nonostante gli svantaggi peraltro relativi, questo
tubo è certamente un presidio prezioso, in particolare:
-quando è impossibile mettere un tubo a doppio
lume.
-In prima intenzione: stomaco pieno, intubazione
prevista difficile, paziente ipossiemico, quando
il calibro tracheale e bronchiale sono ridotti. |
lll
Approccio clinico alla
ventilazione di un solo polmone.
Dopo lo spostamento
del paziente in decubito laterale è indispensabile ricontrollare
il posizionamento del tubo perchè è frequente la dislocazione
dovuta al cambiamento di posizione.
La ventilazione di ambedue i polmoni andrebbe mantenuta
il più a lungo possibile.
Al momento della esclusione una Fi O2 di 1 è sufficiente
a garantire una adeguata ossigenazione. In presenza di
una normale vasocostrizione ipossica la PaO2 sarà tra
150 e 210 mm di Hg.
La causa di tale desaturazione arteriosa è lo shunt del
polmone non dipendente. Il polmone non dipendente non
ventilato sarà comunque ancora perfuso
Il grado di shunt dipende sia dalla posizione che favorisce
la perfusione del polmone dipendente a spese del polmone
non dipendente ma soprattutto dal grado di vasocostrizione
ipossica che inizia ad una PAO2 di 100 mm di Hg e raggiunge
la massima riduzione di flusso pari al 50% a 40 mm di
PAO2.
Lo shunt che ne risulta varia mediamente nella pratica
clinica tra il 20 e il 40%.
Questo meccanismo non è sempre conservato nella sua piena
efficienza e patologie polmonari o interventi farmacologici
lo possono annullare pressocchè completamente.
In pratica vengono utilizzate FiO2 tra 0,5 e 1.
FiO2 elevate possono dare teoricamente danni tossici polmonari
ma è poco probabile che ciò avvenga nel breve tempo di
un intervento chirurgico, mentre è possibile che alte
FiO2 possano determinare atelettasie da riassorbimento
ed incrementare lo shunt.
In questo caso sembra promettente l?utilizzo del NO che
oltre a ridurre lo shunt permette una riduzione della
dose di potenti anestetici cardiodepressivi con conseguenti
vantaggi nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare
e la cui somministrazione è da considerare abbastanza
sicura grazie ad un semplice controllo pulsossimetrico.
Il volume corrente consigliato varia da 10 a 12ml/Kg e
la frequenza respiratoria deve essere tale da mantenere
una PaCO2 di 35 (+/-3) mm di Hg, valutabile con facilità
e sufficiente attendibilità attraverso la end-tidal CO2.
Volumi correnti più piccoli possono determinare microatelettasie
e shunt nel polmone dipendente, volumi correnti più grandi
possono deviare il flusso ematico verso il polmone non
dipendente e peggiorare lo shunt.
Dall?inizio dell?esclusione del polmone e per circa 45
minuti la saturazione può continuare a diminuire rendendo
indispensabile un controllo regolare dell?emogasanalisi
e pulsossimetrico continuo.
lll
Tecniche per
migliorare l?ossigenazione
Esistono diverse possibilità per migliorare l?ossigenszione
ma la tecnica sicuramente più efficace è rappresentata
dall?applicazione di CPAP al polmone non dipendente.
La sua azione sull?ossigenazione non è dovuta all?effetto
pressione con deviazione di flusso al polmone dipendente,
ma ad un effetto distensivo alveolare nel polmone non
dipendente e alla possibilità di scambio gassoso in questi
alveoli, infatti una CPAP della stessa entità applicata
con N anzicchè con O2 non sortisce alcun effetto sulla
ossigenazione.
La maggior parte degli studi più recenti conferma il sorprendente
aumento della PaO2 dovuto all?applicazione della CPAP10.
E? sufficiente una sorgente di O2 con una erogazione di
5 litri/min., un tubo di connessione e una valvola di
pressione regolabile generalmente da 0 a 10cm di H2O.
E? opportuno che l?applicazione della CPAP inizi con l?erogazione
al polmone non dipendente di un volume pari al tidal.
Un?altra possibilità per migliorare l?ossigenazione consiste
nell?applicazione di PEEP10 (10cm di H20) al polmone dipendente,
ma si raccomanda, di applicare sempre questa PEEP associata
alla CPAP al polmone non dipendente; la PEEP da sola applicata
al polmone dipendente non migliora l?ossigenazione, probabilmente
perché l?effetto benefico dovuto alla distensione e al
reclutamento di alveoli atelettasici è controbilanciato
dall?effetto deviazione di flusso verso il polmone non
dipendente.
In conclusione il metodo preferito di menagement dell?ipossiemia
durante OLV consiste nell?applicazione di CPAP al polmone
non dipendente, associato alla ricerca di una ottimale
combinazione di PEEP e di CPAP (tra 5 e 10 cm di H2O).
In casi estremi nonostante le misure adottate la PaO2
continua a diminuire, una riventilazione intermittente
del polmone non dipendente dovrà, allora, essere prevista
con la collaborazione del chirurgo, inoltre se l?intervento
programmato è una pneumectomia e la fase dell?intervento
lo consente potrà essere eseguita in anticipo la legatura
dell?arteria polmonare che eliminerà definitivamente la
causa dello shunt.
Naturalmente in qualunque momento, qualora le condizioni
del paziente dovessero diventare critiche con tachicardia
e ipotensione, la ventilazione del polmone non dipendente
dovrà essere ripresa fino a quando non saranno ristabilite
condizioni di stabilità emodinamica.
In ultima analisi va anche ricordato che le indicazioni
alla OLV sono frequentemente indicazioni soltanto relative.
In ogni caso un ulteriore controllo fibroscopico dovrà
essere attuato sia per verificare un'adeguata ventilazione
del lobo polmonare sup.dx che, qualora si usa un tubo
a doppio lume lato sn per toracotomia dx, per escludere
che l?estremità bronchiale non ostruisca l?orificio del
bronco lobare sup.sn. In questo caso ritirare il tubo
di 1 cm ristabilisce condizioni di perfetta ventilazione
ed ossigenazione.
Queste ultime eventualità sono favorite anche dalle manovre
chirurgiche (palpazione, trazioni, occlusioni).Pertanto
necessita una stretta sorveglianza delle pressioni di
insufflazione, dei valori spirometrici e del capnogramma
per rivelare e riconoscere tempestivamente una situazione
ostruttiva o un?alterazione degli scambi gassosi conseguente
al malposizionamento del DLT.
lll
Ossido nitrico
e ventilazione di un solo polmone
L?ossido nitrico è prodotto dalle cellule endoteliali
a partire dalla L-arginina attraverso la via metabolica
che richiede l?intervento della NO-sintetasi e diffonde
sulla muscolatura liscia vascolare per dare rilasciamento
e vasodilatazione previa attivazione della guanidil-ciclasi
e la sintesi di 3,5GMPciclico.
Gli effetti clinici di nitroprussiato e nitroglicerina
sono mediati dal rilasciamento intracellulare di NO.
L?NO ha anche azione su altre funzioni fisiologiche quali
aggregazione piastrinica, neurotrasmissione e attività
antitumorale e antimicrobica.
L?NO inalato in concentrazione da 5 a 80 ppm riduce le
resistenze vascolari polmonari.
La sua azione è limitata al circolo polmonare e non interessa
la circolazione sistemica, poiché dopo inalazione è assorbito
e inattivato in circolo ad opera dell?emoglobina, infatti
la sua emivita è di appena 110-130 ms.
Inoltre la sua azione si limita soltanto agli alveoli
ventilati migliorando il rapporto V/Q.
Frostell ed altri hanno descritto gli effetti dell?inalazione
di NO durante ipossia in volontari umani costatando che
il NO faceva regredire selettivamente la vasocostrizione
ipossica senza procurare vasodilatazione sistemica.
La maggiore applicazione clinica dell?NO riguarda le malattie
cardiache congenite associate a ipertensione polmonare
e grosso shunt sn-dx e le ipertensioni polmonari in genere.
Ossido Nitrico
e
Ventilazione monopolmonare |
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Si può dedurre
il concetto che il NO possa modulare il grado di perfusione
polmonare in aree selettive del polmone e, in particolare
nella ventilazione di un solo polmone per toracotomia,
la somministrazione di NO procurando vasodilatazione in
questo polmone aumenterebbe gli effetti della vasocostrizione
ipossica nel polmone non dipendente con aumento del flusso
al polmone dipendente, riduzione dello shunt e miglioramento
dell?ossigenazione arteriosa.
Studi preliminari durante ventilazione monopolmonare presentano
risultati apparentemente contrastanti.
Booth e Al.somministrando NO a 40 ppm a 9 pazienti durante
OLV riportano un miglioramento dell?ossigenazione in confronto
a un gruppo di 6 pazienti di controllo, mentre Wilson
e Al. in 6 pazienti nelle stesse condizioni di somministrazione
(40 ppm) non confermano i risultati precedentemente riportati.
In questi ultimi pazienti con PVR normali Qs/Qt non ha
subito alcun cambiamento.
Si può concludere che i benefici effetti del NO sono limitati
in assenza di ipossiemia e di vasocostrizione polmonare.
Pertanto sono i pazienti con ipossiemia ed elevata pressione
polmonare che beneficeranno maggiormente, durante OLV,
dell?applicazione del NO.
Il concetto di maggiore interesse, per una adeguata ossigenazione
durante OLV, rimane la capacità a modulare la circolazione
polmonare.
L?almitrine
bimesylate un agonista dei chemiorecettori periferici,
a basse dosi aumenta la vasocostrizione polmonare ipossica.
L?NO inalato e l?almitrine endovena sono stati combinati
con effetti additivi sugli scambi gassosi.
L?utilizzo di questa combinazione, durante OLV, ha potenziato
al massimo la vasocostrizione ipossica al polmone non
dipendente mentre la vasodilatazione al polmone dipendente
ha praticamente eliminato lo shunt transpolmonare (fig6).
Questa teoria è stata sottoposta a verifica da Moutafis
e al.in 20 pazienti sottoposti a intervento in videotoracoscopia
per resezione polmonare. Il gruppo di pazienti che riceveva
la combinazione almitrine ed NO non aveva alcun decremento
della PaO2 durante OLV.
Questo è importante in tutti i pazienti che hanno una
riserva respiratoria minima e che non riescono a mantenere
una sufficiente ossigenazione durante OLV.
Infine, sarebbe di grande utilità negli interventi in
videotoracoscopia dove l?applicazione della CPAP al polmone
non dipendente interferisce con l?abilità del chirurgo
ad eseguire le manovre chirurgiche.
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