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CONTROLLO
DELLE VIE AEREE & INTUBAZIONE |
Intubazione per
via nasale
a cura di N.
De Nicola e G.
Varrassi
E' una metodica molto utile da imparare, perché alle volte può essere
l'unica tecnica possibile per intubare il paziente.
La via nasale può essere indicata e preferita per molteplici motivi che vengono
schematizzati di seguito:
- Essa da maggiore comodità al paziente che, quando cosciente, può
muoversi come meglio crede.
- Nell'intubazione di lunga durata i tubi nasali sono più facilmente
gestibili, si muovono meno e procurano meno sfregamenti.
- Nelle circostanze di intubazioni difficili e nell'intubazione da sveglio
nei pazienti con collo taurino, con obesità, con anomalie congenite, con frattura della
mandibola, con difficoltà ad aprire la bocca (anchilosi temporomandibolare) o con bocca
stretta, con ipomobilità del collo, con fratture cervicali.
- E' indispensabile in situazioni chirurgiche, come negli interventi sul
cavo orale, sulla mandibola e sulla faringe (fratture facciali, tonsillectomia, bonifiche
cavo orale, ecc.), per liberare il capo operatorio.
- Viene conservata spesso, nell'intubazione di lunga durata e nel paziente
cosciente, la possibilità di deglutizione.
- Indispensabile nei pazienti con situazione emodinamica instabile e con
rischio anestesiologico elevato; intubare per via nasale, da sveglio, un paziente in stato
di shock significa evitare il possibile rischio di ipotensione dovuta all'anestesia
generale o alla sedazione.
Differenze tra l'intubazione per via orale e quella per via nasale |
ORALE |
NASALE |
paziente anestetizzato o areflessico |
paziente sveglio |
meno tollerata |
più tollerata |
di rapida esecuzione |
esecuzione più laboriosa |
tubi più grandi |
tubi di calibro minore |
più possibilità di estubazione accidentale |
meno possibilità di estubazione accidentale |
ancoraggio meno agevole |
ancoraggio più agevole |
meno lesioni laringee |
più lesioni laringee |
aspirazioni tracheali agevoli |
aspirazioni tracheali meno agevoli |
igiene cavità orale non agevole |
igiene orale più agevole |
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possibilità di false strade |
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probabili otiti e sinusiti |
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faciltà di rottura della cuffia |
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faciltà di sanguinamento nasale |
E' importante sottolineare che, in teoria, in tutte le situazioni
descritte si può effettuare un'intubazione orale da svegli. L'intubazione nasale, però,
è più facile da eseguire e sicuramente più comoda per il paziente sveglio rispetto a
quella orale.
E' comunque controindicata per quei pazienti che presentano fratture del naso o della base
cranica: c'è forte rischio di causare ulteriori danni o di intubare l'encefalo attraverso
il seno etmoidale fratturato. Controindicazioni relative sono anche i pazienti con storia
di precedenti sanguinamenti nasali o con sinusiti ed i pazienti agitati da intubare da
svegli.
Tecnica
Prima di iniziare l'intubazione nasale si deve valutare l'anatomia del
paziente e localizzare la narice più permeabile. Un metodo empirico è questo: si chiude
una narice per volta e si sente la quantità' di aria espirata dalla altra narice rimasta
aperta.
Si evidenziano eventuali deviazioni del setto e si indaga su precedenti episodi di
epistassi o sinusite.
Si può eseguire l'intubazione nasale sia con il paziente sveglio che anestetizzato.
La posizione migliore per la testa è la cosiddetta posizione di annusamento, ma senza
eccessiva iperestensione della testa: essa deve essere flessa più che estesa. Una forte
estensione può rendere più acuto l'angolo che il tubo deve superare per entrare in
trachea.
Si esegue per primo l'anestesia topica del naso ed eventualmente anche una medicazione
vasocostrittiva, per ridurre il sanguinamento e diminuire lo spessore della mucosa.
Si può combinare 1 cc. di epinefrina all'1% con 4 cc di lidocaina che si agisce
rapidamente per via locale. viscosa. Si instillala soluzione nelle narici del paziente
durante le fasi inspiratorie; la si lascia poi agire per qualche minuto, prima di
iniziare.
E' importante usare una soluzione che non solo anestetizzi ma che procuri anche
vasocostrizione: tutti gli anestetici locali provocano vasodilatazione.
L'applicazione topica per via nasale può essere associata anche al blocco nervoso dei
nervi glossofaringei o della laringe superiore.
Alcuni usano infilare tubi di dimensioni progressivamente maggiori nel tentativo di
dilatare gradualmente il calibro della via nasale; è dubbio che ciò possa provocare la
dilatazione delle vie aeree nasali. Al contrario questa tecnica può favorisce i traumi,
il sanguinamento e l'edema.
Si usa un espediente per rendere il tubo più duttile e maneggevole, subito prima di
introdurlo: lo si immerge in acqua tiepida (38-40 gradi).
Si mette sulla punta del tubo un unguento lubrificante o lo spray al silicone e lo si
inserisce con estrema cautela, parallelamente al pavimento del naso. Si eviti di infilarlo
nel seno frontale cosa che evoca dolore e facilmente provoca sanguinamento. Si operano sul
tubo delicati movimenti di rotazione per facilitare l'avanzamento e far scapolare gli
ostacoli al bisello.
Appena si suppone che il tubo abbia aggirato l'angolo e si trova nella faringe posteriore
si pone attenzione ai rumori respiratori. Lo si fa procedere lentamente mentre il paziente
inspira; il suono respiratorio si fa sempre più forte mentre la punta del tubo si
avvicina alla laringe. La chiusura della bocca e dell'altra narice amplificano questo
rumore.
Finché il tubo e la trachea rimangono sulla stessa linea, si avvertono forti rumori e si
nota anche il vapore acqueo condensato nel tubo.
Si può giocare sul grado di sublussazione della mandibola, sul grado di flessione e
d'inclinazione della testa nella ricerca del rumore respiratorio. Quando esso è il
massimo ottenibile, allora si spinge il tubo in trachea, al momento di un'inspirazione.
Se il tubo è ben posizionato il paziente spesso osserva una rapida apnea o comincia a
tossire. Si controlla, a questo punto, che l'intubazione sia andata a buon fine, mediante
i test usuali. Si gonfia la cuffia e si collega il tubo al circuito respiratorio: quando
il paziente ventila spontaneamente si vedrà il pallone gonfiarsi e sgonfiarsi con il
respiro. Durante gli atti respiratori si formerà la condensa nel tubo.
Se il paziente va assistito, allora si osserveranno le escursioni del torace mentre si
schiacci il pallone, assicurandosi che l'espansione avvenga bilateralmente in maniera
uguale.
In caso di intubazione di un bronco ci si comporta come di consueto ritirando lentamente
il tubo indietro finché non ricompare il murmure vescicolare bilateralmente.
Alcuni lasciano la cuffia sgonfia per permettere al paziente di parlare un poco. Questa è
un'abitudine sconsiderata perché si rischia l'inalazione: il tubo mantiene le corde
vocali allontanate impedendo i naturali meccanismi di difesa. Il vomito, il rigurgito, le
secrezioni ed il sangue possono passare in trachea attraverso la parete esterna del tubo.
Se il tubo finisce accidentalmente nell'esofago, i rumori svaniscono ed il paziente di
solito avverte conati di vomito. Si deve arrestare la progressione e si deve ritirare
indietro il tubo finché non si risentono i rumori respiratori, dopo di che si ritenta di
inserire il tubo.
Un'altra eventualità, più rischiosa, che può capitare è la seguente. Durante la
progressione e con il tubo nella faringe posteriore possono improvvisamente scomparire i
rumori respiratori mentre si avverte notevole resistenza alla progressione. Bisogna
interrompere immediatamente le manovre ed accertarsi che il tubo non stia dissecando la
sottomucosa. La punta del tubo può lacerare la membrana nasale ed il paziente, se
cosciente, avverte dolore; il tubo non compare nella faringe posteriore ed al suo posto si
nota un rigonfiamento, dietro le tonsille.
Di fronte a questa complicanza si deve rimuovere il tubo con cautela ed essere pronti ad
un forte sanguinamento. Se l'intubazione nasale è indispensabile si deve tentare con
l'altra narice. Se è possibile il comportamento migliore è rinviare l'intubazione per il
rischio di un ematoma retrofaringeo e di ascesso.
A volte può succedere che la punta del tubo urti contro l'epiglottide o contro uno dei
seni piriformi: si avvertono i rumori del respiro, ma è impossibile far progredire il
tubo. E' il caso di ruotare il tubo intorno al proprio asse, lievemente e nei due sensi,
mentre lo si sospinge avanti. Inoltre si può tentare di flettere o estendere la testa,
con piccole escursioni: ciò serve a mutare l'angolazione del tubo ed a scapolare la punta
dall'impedimento.
Quando il tubo trova difficoltà ad entrare nella trachea, si può anche girare la testa
del paziente di lato. Bisogna anche tener presente in mente il bersaglio che si vuole
raggiungere con la punta del tubo e ruotare la testa del paziente di conseguenza. Ad
esempio un tubo infilato nella narice destra di solito finisce nella faringe inferiore
sinistra: girando leggermente la testa a destra per un tubo situato a destra, si può
allineare la trachea con il tubo. All'inverso bisogna fare per l'intubazione nasale
sinistra. In effetti si deve tentare di orientare la laringe verso il lato opposto alla
narice interessata.
Quando non si riesce ad eseguire l'intubazione alla cieca per via nasale si deve usare il
laringoscopio per visualizzare la laringe. Appena localizzata la laringe si tieni ferma in
posizione la mano sinistra ed un collaboratore spinge il tubo nel naso. Quando si
visualizza la punta la si afferra con la pinza di Magill e la si guida attraverso le corde
vocali. Se si schiaccia eccessivamente il tubo, a livello della cuffia, la si può bucare:
la parte zigrinata dello strumento può facilmente intaccare la sottile membrana. Al posto
della pinza di Magill si può usare un mandrino, curvato ad un uncino, per orientare
anteriormente il tubo endotracheale.
L'uso della laringoscopia diretta, per l'intubazione nasotracheale può essere impiegata
sia su paziente cosciente che anestetizzato.
Nelle situazioni anatomiche difficili o dopo tentativi infruttuosi si può ricorrere ad un
espediente per far passare il tubo endotracheale nella laringe. Si interviene usando un
catetere-guida; per questo scopo è sufficiente un sondino nasogastrico o un sondino da
aspirazione di calibro inferiore al tubo nasotracheale. Mantenendo fermo il tubo
endotracheale nel punto in cui si sentono più chiaramente i suoni respiratori, si
introduce il catetere, ben lubrificato, nel tubo. Lo si sospinge fino a farlo passare in
trachea quindi si fa scivolare il tubo su di esso fino a farlo passare oltre le corde
vocali. Anche durante queste manovre come per le altre alla cieca bisogna farsi guidare
anche dai suoni respiratori.
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