L'intubazione
I diritti di proprietà letteraria
appartengono ad A. De Nicola
L'equipaggiamento
per intubare
a cura di N.
De Nicola e G.
Varrassi
Per mettere in atto un'intubazione c'è bisogno di due cose
indispensabili: un tubo endotracheale ed abilità tecnica (identificare la laringe,
aspirare le vie aeree e ventilare il paziente). Tutte le sale operatorie e gran parte dei
reparti d'emergenza possiede un'equipaggiamento specifico e prontamente utilizzabile.
Esso dovrebbe comprendere la seguente lista di materiale:
- laringoscopio con batterie cariche
- lame per laringoscopio, con fonte luminosa funzionante, eventualmente sia
dritte che curve, se possibile
- tubi endotracheali di vario diametro
- sistema di aspirazione, con sondini flessibili
- siringa per gonfiare il manicotto del il tubo endotracheale
- mandrini e guide
- apparato di ventilazione con maschera e pallone di
Ambu, con relative
connessioni per il tubo endotracheale
- cannule orofaringee
- ossigeno
- pinza di Magill
- mezzi di fissagio del tubo, come ad esempio fettucce
- fonendoscopio per controllare il posizionamento del tubo.
- gel o lubrificante al silicone
Verifica dell'attrezzatura.
Il laringoscopio
E' un endoscopio che serve a visualizzare la glottide e permettere
l'introduzione del tubo endotracheale. E' composto essenzialmente di due parti: il manico
(impugnatura??) e la lama (spatola che si introduce nelle bocca), articolabili tra loro.
La forma della lama può essere di due tipi: curva o retta; quelle
attualmente in uso sono la lama di Mac Intosh (curva) e la lama di Miller o di Foregger
(retta) che si impiegano con tecniche diverse.
La lama retta viene usata per reclinare l'epiglottide caricandola e si usa
specie nelle intubazioni dei neonati. La lama curva invece va inserita con la sua
estremità distale, nella piega glosso-epiglottica al fine di far basculare l'epiglottide,
senza caricarla; la lama ha una forma leggermente curva che permette di visualizzare la
glottide malgrado la persistenza dell'angolazione.
Per connettere la lama al manico si tenga presente che quest'ultimo ha un
sostegno cilindrico sottile ad un'estremità, all'interno di una depressione quadrata. La
lama, invece, possiede un uncino a forma di flangia conformata per aganciarsi intorno al
sostegno del manico. Il manico va tenuto con la mano sinistra e la lama con la destra in
modo che la flangia si uncini il sostegno e si adagi nella depressione. Per connetterle
l'una all'altra, bisogna premere la lama verso il basso, finché non si avverte uno
scatto. Una volta connessa la lama (in posizione chiusa), con la sua parte prossimale
formerà con il manico un angolo poco superiore ai 5°. L'attacco deve essere ben stabile
e non giocare cosichè la lama non si deconnetta dal manico quando sta in posizione
chiusa, se non con un leggera forza.
Per aprire il laringoscopio si impugna con la mano sinistra, con la destra
si afferra la lama e la si allontana dal manico, facendola ruotare e fin a portarla alla
massima escursione (circa 90°). Si avvertirà uno scatto non appena la lama è
correttamente aperta e la luce si accende. Se ciò non accade vi dev'essere un problema
della lampadina: o non è bene avvitata nel suo alloggiamento oppure è bruciata. Se,
avvitata meglio la lampadina o cambiatala, essa non emette luce, allora è opportuno
sostituire le batterie. Le lame essend??o immerse, per la sterilizzazione, in liquidi
detergenti, è possibile che diano problemi ai contatti elettrici che si ossidano. Bisogna
rimuovere la lama e controllare lo stato del punto di contatto (in genere in piombo) tra
la lama ed il manico. Occasionalmente si deve pulire il contatto con un tampone di alcool
o meglio con una pasta leggermente abrasiva (poi allontata mediante lavaggio). Alcuni
laringoscopi in plastica, con lame monouso, non presentano questi inconvenienti poichè la
fonte luminosa risiede nel manico e la luce viene trasmessa alla punta della lama mediante
fibre ottiche.
Si deve controllare sistematicamente l'attrezzatura per intubare, prima che
debba servire: è una negligenza grave farsi prendere dall'ansia, nel corso di una
emergenza, per un laringoscopio che non da luce!
Una evooluzione nella tecnica di intubazione è rappresentata dal
laringoscopio a fibre ottiche. Essi permettono di visualizzare la glottide e guidare il
tubo in trachea. Il tubo viene introdotto nella bocca ed il laringoscopio viene calato nel
suo interno e permettendo la visione diretta della glottide.
I tubi
Le storiche sonde tracheali in metallo sono state
sostituite modernamente da quelle in gomma rossa, in lattice e poi
da quelle in materiale sintetico (carbonato di polivinile, polietilene,
silicone), meno traumatizzante e più tollerato. La varietà dei materiali
con cui erano costruiti in passato ed attualmente i tubi è, comunque,
relativamente ristretta. Molto più rilevante è, per contro, la varietà
di altre sostanze aggiunte alla composizione e che di volta in volta
sono state chiamate in causa ed imputate del deteminimo di lesioni
tessutali o di reazioni tossiche sistemiche: vulcanizzanti o accelleranti
(per facilitare la solidificazione), stabilizzanti o antiossidanti
(per prevenire il deterioramento in presenza di caldo, ossigeno),
catalizzatori (per facilitare la polimerizzazione), p??lasticizzanti
(per ammorbidire), indurenti, coloranti, radiopacizzanti.
L'impiego dei tubi riutilizzabili è sempre meno diffuso a favore
dei tubi ad uso unico, il cui impiego deve costituire uno standard.
La sezione dei tubi è circolare. L'estremità distale con il bisello
angolato di 45° rispetto all'asse ed aperto a sinistra, quando in
posizione per essere introdotto in bocca.
I tubi orotracheali e nasotracheali standard per adulti hanno una
conformazione semicircolare con un raggio approssimativamente di
140 mm. Essi sono modellati in modo da facilitare l'intubazione
ma purtroppo non per adattarsi all'anatomia delle vie aeree nelle
quali devono dimorare. Quando sono in situ i tubi operano delle
pressioni principalmente verso i denti, verso la base della lingua,
sulla parte posteriore della laringe e quella anteriore della trachea.
Ad esempio la pressione diretta verso la laringe posteriore è di
circa 1000 g per i tubi in gomma rossa, di 300- 400 g per i tubi
in PVC ed in silicone e di soli 75 g per i tubi in lattice armati
con spirale metallica.
L'effetto di queste pressioni è in parte all'origine delle lesioni
post-intubazione.
La parte prossimale del tubo ha sempre un raccordo ISO da 15 mm
mediante il quale viene collegato al sistema di ventilazione.
Gran parte dei tubi possiede un manicotto distale (cuffia) a pochi
millimetri dall'estremità distale. Questo manicotto è connesso,
mediante un piccolo condotto sito nella parete del tubo, ad una
valvola, all'esterno, impiegata per connettere la siringa e gonfiare
la cuffia. Quando gonfia serve per annullare lo spazio esistente
tra la parete tracheale ed il tubo e creare un sistema a tenuta
tra apparechio e polmoni, evitando perdite di gas ed escludendo
la possibiltà di inalazione.
Prima di procedere si deve controllare la tenuta della cuffia. Si
attacca la siringa, di solito da dieci cc, alla valvola e si distende
la cuffia con l'aria. Si stacca la siringa e si controlla se la
cuffia perde, schiaccian??dola. Perdite possono aversi sia nella
cuffia che nel palloncino-spia, sito vicino alla valvola prossimale.
Si può evitare di toccare la sonda, tenendo il tubo nell'imballo
sterile e comprimere la cuffia senza contaminarla. Si deve fare
attenzione che la cuffia può bucarsi durante l'intubazione se urta
contro i denti taglienti, per cui i tubi, che sono stati preventivamente
controllati, possono perdere dopo l'intubazione. Non sempre, però,
si può cambiare un tubo dopo che il paziente è stato intubato. Ad
esempio può essere difficoltoso sostituire una sonda tracheale con
la cuffia bucata nel corso di un intervento alla testa o al collo
.
Ci si deve arrangiare magari aumentando il volume corrente.Se non
si può materialmente sostituire un tubo con la cuffia che perde
o non lo si vuole per altre esigenze (ad esempio per difficoltà
all'intubazione), c'è un espediente. Si può temporaneamente stipare
la faringe posteriore ed intorno al tubo con una garza. Questo aiuta
a prevenire l'inalazione e riduce la perdita tra trachea e tubo.
I diametri dei tubi sono diversi ed devono adattarsi alla dimensioni
dell'orificio glottico. Esistono varie scale di misura: quella di
Magill che impiega una numerazione arbritaria, quella francese (Charrière)
corrisponde al numero ottenuto motiplicando per 3 il diametro esterno
in mm, quella inglese considera il valore del diametro interno in
mm. In accordo agli attuali standards i tubi devono seguire il sistema
metrico ed è stabilito che le dimensioni siano riferite a quelle
del diametro interno (ID) che deve marcato sul tubo stesso. Transitoriamente
viene ancora usata la numerazione in Charrière.
Le caratteristiche ideali di un tubo endotracheale dovrebbero
essere le seguenti:
- Assoluta tollerabilità biologica ed assenza di
iatrogenesi.
- Rapporto tra diametro esterno ed interno vicino allo 0.
- Assenza di abrasività.
- Termoplasticità al di sopra di 35°: il tubo una volta messo a dimora ed
esposto alla temperatura corporea deve modellarsi alla curve naturali del paziente.
- Isteresi elastica assente al di sopra di 37°: cioè il tubo non deve
ritornare alla sua forma originale dopo che gliene è stata imposta una diversa.
- Cuffia automodellante, sottile, a bassa pressione di gonfiaggio, di forma
cilindrica quando gonfia e di ampio volume
- Tubicino di raccordo tra la cuffia e la valvola di gonfiaggio esterna
solidale con la parete e non sporgente fuori di questa.
Il mandrino
Il mandrino è un bastoncino sottile, flessibile e modellabile che serve, introdotto
nel tubo, a conferirgli maggiore rigidità o imporgli la forma desiderata.
Normalmente si intuba senza il mandrino e si dovrebbe imparare a fare
così. Lo si dovrebbe usare nelle situazioni difficili.
Si deve lubrificare il mandrino, prima di inserirlo, mediante spray al
silicone, gel idonei o eventualmente, in mancanza di meglio, anche un anestetico locale o
l'acqua possono servire.
Si fa scorrere il mandrino nel tubo e ci si accerta che non calzi
completamente, ma che abbia sufficiente gioco per poter essere poi sfilato agevolmente.
Niente più imbarazzante di intubare un paziente e non essere in grado di sfilare il
mandrino dal tubo.
Ci si assicura, inoltre, di non spingere il mandrino oltre la punta del
tubo poiché in questa posizione può danneggiare la trachea. Alcuni mandrini hanno un
fermo prossimale, regolabile, che serve ad evitare un'ulteriore discesa nel tubo, dopo che
è stato sistemato. I più moderni, di alluminio plastificato (maggiormente duttili e con
isteresi elastica assente) non hanno un arresto preconfezionato; esso viene di volta in
volta creato dall'intubatore, piegandolo ad U sull'orlo prossimale del tubo.
Ove mai il mandrino, lubrificato con gel, fosse stato nel tubo per
parecchie ore, bisogna assicurarsi che non si sia attaccato alla parete del tubo, prima di
procedere.
Accessori
Indispensabile è la disponibilità e la funzionalità di un sistema di
aspirazione. Esso deve operare una pressione di suzione non elevata e comunque sufficiente
per aspirare muco, sangue coagulato e particelle alimentari. Preferibili sono quelli che
impiegano il sitema di Venturi e funzionano ad ossigeno o aria a pressione.
Bisogna controllare che sia pronto, funzionante e che ci sia il raccordo di
connessione per i cateteri da aspirazione. Questi ultimi devono essere di diametro almeno
la metà di quella del tubo e più lunghi.
Sempre disponibili devono essere anche i mezzi per poter ventilare il
paziente: maschere di grandezza variabile, cannule orofaringee (tipo Guedel), pallone o
apparecchio per l'erogazione di ossigeno.
Spesso può risultare utile, per l'intuazione nasale, la pinza guida-tubi
di Magill. Si tratta di una pinza a forbice con manico a baionetta, curva lungo l'asse e
con l'estremità distale ad anello eccentrico e zigrinato. Essa può essere usata
occasionalmente, anche in circostanze di urgenza, per asportare corpi estranei presenti
nella faringe e nella laringe, fuori dalle corde vocali.
Fuori dall'ospedale e senza equipaggiamento
La lista, riferita prima, dell'attrezzatura per effettuare una buona intubazione è
quella ottimale. E' probabile che ci si possa trovare in situazioni in cui bisogna subito
intubare un paziente e senza tutta l'attrezzatura pronta o addirittura mancante.
Ci si deve arrangiare, quando è possibile, e con freddezza sfruttare le
conoscenze dell'anatomia della laringe e qualche nozione di fisica.
Si potrebbe intubare ed assistere un paziente senza un laringoscopio
funzionante ed in mancaza del corredo necessario, in vari modi.
- Laringoscopio con luce non funzionante: si apre il laringoscopio senza luce e lo si introduce come di consueto in
bocca. Nel contempo un collaboratore accende una pila, poggiandla sulla gola, al di fuori
della laringe. Questa luce, specie se l'ambiente è in penombra, riesce ad illuminare,
attraverso la cute, la laringe e le corde vocali. Appena che si sono intraviste queste
ultime si può introdurre il tubo
- Senza laringoscopio: si può
utilizzare uno strumento di forma simile, come ad esempio un cucchiaio piegato o uno
speculum orale, per poter sollevare la mandibola. La luce la si può ottenere come detto
prima
- Solo col tubo: si può anche
intubare con la mano nuda. Si pongono le dita della mano sinistra nella bocca del paziente
fino a che l'indice ed il medio riescono a divaricare la laringe. Si passa il tubo con la
mano destra, usando il solco tra le due dita sinistre, per dirigerlo tra le corde
vocali.4) Senza pallone e ossigeno: in assenza di apparecchiature per poter ventilare il
paziente si può usare la classica ventilazione bocca-a-bocca o, una volta intubato il
paziente, bocca-tubo.
- Senza aspiratore: si può
improvvisare un aspiratore rudimentale se non lo si ha a disposizione o è fuori uso.
Innanzi tutto si deve ruotare il paziente su un lato per liberare le vie aeree con una
garza o altro tessuto. Si prende una siringa di grande capacità (meglio di 50
cc) e la si
connette ad un sondino d'aspirazione o un pezzo di tubo qualsiasi e si aspira.
Anche senza la disponibilità di un fonendoscopio e per un principiante
non deve essere un problema auscultare il torace: basta semplicemente porvi sopra
l'orecchio e verificare la corretta posizione del tubo. E' ovvio che in queste condizioni
precarie l'intubatore esperto avrà più possibilità di successo. Si deve essere aperti
ad alternative altrimenti impensabili: l'elasticità, un poco di ingegno e qualche trucco
del mestiere possono salvare la vita di un paziente.
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