Data dell'ultima modifica
July 10 1998 - 06:35:43 PM
AnaesthNET
Anafilassi
in Sala Operatoria
Sergio Arteconi, Angelo Di Cicco
Servizio di Anestesia e Rianimazione
AUSL Teramo – Presidio Ospedaliero Giulianova
Introduzione
In Sala Operatoria i pazienti e gli operatori
sanitari interagiscono quotidianamente con un numero rilevante
di presidi farmacologici e di materiali utilizzati per le
prestazioni chirurgico-diagnostiche ed anestesiologiche(1).
Tali farmaci e materiali possono determinare reazioni anafilattiche
o anafilattoidi che spesso possono non essere riconosciute
come tali ed attribuite ad altre cause: le turbe del ritmo
e l’ipotensione, a deficit cardiaco o a perdite ematiche,
il broncospasmo ad un riflesso all’intubazione(2).
Per questo motivo risulta difficile quantizzarne in termini
statitici l’esatta incidenza . Le reazioni allergiche sono
molto rare ma hanno una significativa incidenza di mortalità.
Più del 90% delle reazioni allegiche gravi intervengono entro
3 minuti ed i rilassanti neuromuscolari ne sono la causa piu’
frequente(3). Le reazioni al Lattice interviene
entro 20 – 60 minuti dall’induzione, quando l’assorbimento
di una quantita’ sufficiente di antigene entra in circolo(4).
In ogni caso bisogna pensare ad una reazione
anafilattica quando interviene una combinazione di sintomi
che colpiscono il sistema respiratorio, cardiovascolare e
cutaneo(5):
- apparato respiratorio
- edema laringeo con stridor
- broncospasmo e aumento delle resistenze nelle vie aeree
- edema polmonare con ipossiemia, riduzione della compliance
polmonare
- apparato cardiovascolare
- tachicardia
- riduzione delle resistenze vascolari
- ipertensione polmonare
- ipotensione
- cute e mucose
- orticaria e flushing
- angioedema della lingua e dell’orofaringe
- edema periorbitale e periorale
Quando tutti i segni cardine non sono presenti
l’anafilassi può essere confusa con altri quadri clinici(6):
- embolia polmonare
- infarto miocardico acuto
- aspirazione di materiale nelle vie aeree
- reazione vaso vagale
In questa relazione verranno presi in esame
tre gruppi di sostanze che possono determinare reazioni anafilattiche
o anafilattoidi :
- farmaci utilizzati nel corso dell’anestesia generale
- anestetici locali
- Lattice
Reazioni anafilattiche ed
anafilattoidi in corso di anestesia generale
La patogenesi delle reazioni anafilattiche
ed anafilattoidi causate da farmaci usati in anestesia, appare
ancora controversa. E’ significativamente attendibile il ruolo
dei mediatori vasoattivi rilasciati dai basofili del sangue
e dai mastociti tissutali(7). Si e’ dimostrato
la presenza di mastociti nel tessuto perivascolare ed intimale
nel cuore e nelle coronarie, questo a dimostrazione che il
cuore e’ non solo bersaglio ma anche sede di reazioni anafilattiche
e anafilattoidi(8).
Le reazioni anafilattiche sono caratterizzate
dal rilascio di mediatori chimici attraverso il legame con
le IgE presenti su basofili e mastociti
Le reazioni anafilattoidi si possono presentare
alla prima somministrazione del farmaco, non sono IgE mediate,
determinando o l’attivazione della cascata del complemento(10)
o un rilascio diretto di mediatori da mastociti e basofili(11).
I farmaci che piu’ di frequente risultano essere
coinvolti in una reazione anafilattica o anafilattoide durante
una anestesia generale sono riportati nella tab (1)
Tab.1
|
Attivazione
IgE-mediata
|
Attivazione
C-mediata
|
Attivazione
diretta
|
Miorilassanti
d-tubocurarina, atracurium
pancuronio, vecuronio
|
+
|
-
|
+
|
Ipnotici barbiturici
Tiopentale, metoexital
|
+/-
|
+
|
+
|
Ipnotici non barbiturici
Propofol
|
-
|
+
|
+
|
Oppioidi
Morfina, buprenorfina,fentanile
|
+
|
-
|
+
|
Sostituti del plasma
|
-
|
+
|
+
|
Protamina
|
+
|
+
|
+
|
Nei Paesi dove e’ particolarmente sentita la
problematica relativa alle reazioni anafilattico – anafilattoidi
durante anestesia generale si riporta una incidenza variabile
tra 1:1000 e 1:6000 .
In letteratura viene rilevata una bassa incidenza
di reazioni ai barbiturici rispetto all’elevato utilizzo,
1:30000. Il sesso femminile (3:1) ed una precedente induzione
con il tiopentone sono fattori di rischio. Le reazioni sono
spesso IgE mediate. La ketamina è molto raramente responsabile
di anafilassi per cui risulta una valida alternativa per i
soggetti a rischio oggettivamente elevato. Il propofol, uno
degli ultimi inducenti presentati sul mercato può scatenare
una anafilassi intraoperatoria. Il diazepam ed i neurolettici
solo eccezionalmente determinano anafilassi e ciò spesso è
da imputare al solvente in esso contenuto. Per quanto attiene
i morfinici, una classe notoriamente capace di indurre una
aspecifica liberazione di istamina, l’uso del fentanyl ha
significamente ridotto l’incidenza di reazioni(12) .
I miorilassanti sono i piu’ implicati come
causa di reazioni anafilattiche. La loro attivita’ farmacologica
è determinata dalla presenza di due gruppi ammonio ternario
o quaternario che rappresenatano anche il determinante antigenico
causando reazioni IgE mediate. Circa il 30% dei pazienti che
hanno presentato reazione anafilattica intraoperatoria da
miorilassanti non ne era mai venuto precedentemente a contatto.
Ciò è stato messo in relazione alla esistenza di specifiche
IgE contro naturali costituenti contenenti ammonio quaternario
quali l’acetilcolina e le membrane fosfolipidiche. Gli ioni
ammonio sono presenti in significativa quantità anche nei
cibi e nei cosmetici (sesso femminile maggiormente a rischio)(3)
.
L’esistenza di test cutanei specifici e ad
alta sensibilità, la persistenza delle IgE per lungo tempo
dopo la reazione, possono giustificare uno screening preoperatorio
con l’obiettivo di prevenire reazioni IgE mediate nei soggetti
a rischio(13); con questo si vuole intendere che
le ricerche vanno indirizzate e mirate in modo finalistico,
individuando i soggetti che in precedenti interventi chirurgici
hanno presentato un quadro clinico che possa far pensare ad
una reazione allergica.
Nei pazienti in cui è presente una particolare
reattività ai miorilassanti, in caso di intervento chirurgico,
è necessario procedere a pratiche anestesiologiche alternative,
locoregionali, spinali ed anche generali evitando l’uso di
miorilassanti anche nei casi in cui e’ richiesta la ventilazione
meccanica
Reazioni anafilattiche ed
anafilattoidi in corso di anestesia loco-regionale
Le reazioni allergiche o pseudoallergiche agli
anestetici locali sono di particolare interesse sia per la
loro imprevedibilità che per le possibili sequele medico legali,
tenendo conto anche dell’elevato utilizzo di anestetici locali
nella pratica quotidiana.
La struttura chimica degli anestetici locali
è caratterizzata da un gruppo aromatico (che ne caratterizza
la lipofilia), un gruppo aminico (che ne caratterizza l’idrofilia)
legati da una catena alchilica intermedia contenente un legame
esterico (-CO-OCH2-) o un legame amidico (-NH-COCH2
-)(14) .
La classificazione degli anestetici locali
comprende due gruppi di sostanze(15) :
- Esteri dell’acido benzoico (cocaina, piperocaina, ecc.)
e dell’acido paraminobenzoico (procaina, benzocaina, tetracaina)
che ormai sono stati praticamente abbandonati.
- Amidi dell’acido benzoico (lidocaina, mepivacaina, bupivacaina,
ropivacaina) che sono attualmente usati per uso iniettivo.
Il loro metabolismo avviene essenzialmente
a livello epatico, l’escrezione per via renale sia come tali
che come metaboliti.
Nelle confezioni sono presenti conservanti,
piu’ frequentemente il sodio-metabisolfito.
In alcune formulazioni è presente adrenalina
(1:50000, 1:100000, 1:200000); e’ stato calcolato che l’adrenalina
presente in una tubofiala 1.8 ml di mepivacaina con adrenalina
1:100000 determina un incremento delle catecolamine plasmatiche
non superiore a quello determinato dallo stress chirurgico.
Le reazioni secondarie all’iniezione di anestetici
locali sono classificabili in 4 tipi (tab.2) essendo quelle
tossiche dose dipendenti le piu’ frequenti.
Tab. 2
1) Reazioni di tipo tossico
|
- Effetti sul Sistema Nervoso Centrale
- Effetti sul Sistema Cardiovascolare
- Effetti locali
|
2) Reazioni NON correlate all’uso del farmaco
|
- Risposte psicomotorie (iperventilazione, sindrome
vaso vagale)
- Da stimolazione simpatica (endogena, da somministrazione
di adrenalina)
- Da trauma operatorio
|
3) Idiosincrasiche
|
- Metaemoglobinemia da prilocaina
|
4)Allergiche e pseudoallergiche
|
- Orticaria-angioedema
- ANAFILASSI
- Dermatite da contatto
|
Le reazioni allergiche o pseudoallergiche secondo
i dati della letteratura, costituiscono una minoranza (0.6-1%)(16)
di tutte le rezioni indesiderate. Reazioni allergiche
erano possibili in passato soprattutto per l’uso di esteri
dell’acido paraminobenzoico (procaina, tetracaina) per la
presenza di un gruppo aminico in posizione para, assente negli
anestetici locali di tipo amidico che sono attualmente in
uso.
E’ ancora difficile identificare la precisa
incidenza delle reazioni derivanti dall’uso di anestetici
locali di tipo amidico poiche’ si puo’ ritenere che la maggior
parte di quelle classificate come allergiche debbano essere
invece considerate pseudo-allergiche, dose dipendenti. Una
dimostrazione scientifica di reazione IgE-mediata o di altra
immunoreazione patogena legata all’uso di anestetici locali
di tipo amidico non e’ mai stata fornita(17) .
L’iter diagnostico in pazienti con pregresse
reazioni agli anestetici locali deve portare alla identificazione
di una sostanza da poter usare in caso di necessità. Il protocollo
consigliato è’ riportato in tab.3(18) . Viene riportato
anche uno schema di pretrattamento in pazienti "a rischio"
per l’uso di anestetici locali, tab(4).
Tab.(3)
Somministrazione
|
Metodica di
somministrazione
|
ml
|
Diluizione
|
1
2
3
4
5
6
|
Prick
Intradermo
Intradermo
Sottocute
Sottocute
sottocute
|
-
0.05
0.05
0.10
0.10
0.10
|
Indiluita
1/100
1/10
1/10
indiluita
indiluita
|
L’intervallo fra una somministrazione
e la successiva è di 15-20 minuti. In caso di anamnesi suggestiva
per reazioni ritardate è opportuno attendere 24-48 ore per
confermare la negatività e procedere alla somministrazione
successiva
Tab. (4)
- Ketotifene: 2 capsule da 2 mg nei 4 giorni
che precedono l’intervento
- Betametasone: 2 compresse da 0.5 mg 1 ora
prima dell’anestesia locale
- Desclorfeniramina maleato. 1 confetto da 2
mg 1 ora prima dell’anestesia locale
|
Deve essere messo in rilievo, comunque, che
tale iter diagnostico è indicato per quei soggetti che hanno
presentato precedentemente reazioni agli anestetici locali,
e solo a quelli, perché i servizi di allergologia si vedono
caricare di richieste a volte ingiustificate e dettate da
una anamnesi che riporta delle reazioni non meglio definite
ad altri farmaci, o per una storia familiare di malattie atopiche.
In effetti il timore di reazioni "allergiche" agli anestetici
locali appare sovradimensionato sia nell’opinione pubblica,
sia nell’ opinione medica in generale e tale sovrastima va
individuata in una ricerca anamnestica approssimata, una scarsa
conoscenza delle reazioni agli anestetici locali ed una maggior
attenzione alle problematiche medico legali.
Reazioni anafilattiche ed
anafilattoidi a seguito dell’uso di materiali in lattice
Le reazioni al lattice di gomma costituiscono una patologia
epidemiologicamente crescente nei Paesi industrializzati compresa
l’Italia(19) . I quadri clinici possono ricondursi
a:
- dermatite da contatto irritativa di natura chimico
– fisica
- dermatite da contatto allergica con i caratteri:
- di un eczema cutaneo limitato alla zona di contatto
- di un’orticaria da contatto legata ad una ipersensibilità
di tipo immediato (IgE dipendente)
- reazioni ANAFILATTICHE del tipo edema angioedema edema
della glottide
Le reazioni anafilattiche al lattice che avvengono
in corso di pratiche medico chirurgiche sono da attribuire
all’immissione parenterale di allergeni a partenza dai guanti
del chirurgo o da qualsiasi materiale in gomma utilizzato
nel corso di un intervento.
I sintomi possono evolvere nella loro gravità
rapidamente (2-3 minuti) o piu’ di frequente lentamente (60
minuti), l’entità della reazione non e’ collegata al tempo
di latenza.
Una reazione allergica al lattice presuppone
un precedente contatto con questa sostanza.
I soggetti a rischio sono(21) :
- pazienti sottoposti a ripetute cateterizzazioni vescicali
- pazienti sottoposti a ripetuti interventi chirurgici ed
in particolar modo quelli plurioperati in tenera età ( si
e’ concordi nel ritenere opportuno evitare l’esposizione
al lattice sin dai primi momenti di vita, quando i soggetti
debbano essere sottoposti a ripetuti interventi chirurgici,)
- soggetti con patologia occupazionale ed in particolar
modo gli addetti alle sale operatorie e lavoratori nell’industria
della gomma
- tutti i soggetti che oltre ad essere abitualmente in contatto
con materiale in lattice hanno all’anamnesi una storia di
atopia e allegie multiple
- i soggetti allergici a cibi quali avocado, banana, castagne,
kiwi,noci,arachici.
Sarebbe opportuno sospettare una allergia al
lattice in ogni paziente che è andato incontro ad una inspiegabile
manifestazione anafilattica intraoperatoriamente.
Molto importante è l’anamnesi preoperatoria
.
I test preoperatori presentano dei limiti dettati
per il RAST test dal fatto che la sensibilità è limitata al
60-80%, per gli skin test che presentano un rischio, anche
se minimo, di anafilassi(22) .
Da sottolineare che negli USA non esistono
skin test approvati dalla FDA.
Le precauzioni da seguire intraoperatoriamente
nei soggetti a rischio sono:
- uso di siringhe di vetro
- cateteri endovenosi privi di lattice
- palloni reservoire in neoprene
- guanti in neoprene
- palloni di Ambu con valvola in silicone
- tubi di raccordo al ventilatore in neoprene
- evitare tutti i materiali chirurgici a contenuto in lattice
Una allergia al lattice non pregiudica alcuna
tecnica anestesiologica né alcun farmaco è specificatamente
controindicato.
L’onset ad una reazione anafilattica da lattice
è generalmente di 20-60 minuti dall’esposizione e si manifesta
con
- Ipotensione (il sintomo piu’ frequente)
- Rash cutaneo (non sempre rilevato)
- Broncospasmo
La "mast cell tryptasi" rimane elevata sino
a 4 ore dopo l’episodio mentre il complemento C3 e
C 4 rilevato a 30’ – 1 e 4 ore dopo l’episodio
mostra un incremento seriale.
Il trattamento non differisce da quello che
si effettua nelle gravi crisi allergiche:
- Interruzione all’esposizione al lattice
- Ventilazione al 100% di O2
- Sospensione nella somministrazione di anestetici
- Infusione di fluidi
- Adrenalina 10microg o 0.1microg/kg. Nel caso in cui non
sia stata incannulata una via venosa si puo’ somministrare
nel sottocutaneo in concentrazione maggiore (300-500 microg)
- Corticosteroidi (0.24-1g idrocortisone)
- Antistaminici (0.5-1g/kg difenidramina)
- Infusione di catecolamine (adrenalina 2-4 microg/min)
- Aminofillina
- Bicarbonato di sodio (0.5 – 1 mEq/kg per ipotensione con
acidosi; controllare il BE)
- Valutazione delle vie respiratorie prima della eventuale
estubazione.
Conclusioni
Le manifestazioni allergiche nella loro espressione
di massima gravità sono tra gli effetti più drammatici che
possono presentarsi nel corso di una anestesia, per questo
motivo e’ di cardinale importanza una anamnesi accurata durante
la visita preoperatoria del paziente andando alla ricerca
di quei fattori che possano far supporre un potenziale rischio
di anafilassi.
Particolare attenzione va posta nell’anamnesi,
in funzione di una anestesia generale, relativamente al possibile
uso di miorilassanti .
Nei confronti di un anestetico locale si ribadisce
la rarita’ delle reazioni IgE mediate e nei soggetti a potenziale
rischio e’ indicato il test di tolleranza utilizzando molecole
alternative a quella sospettata di aver causato la precedente
reazione.
Per quanto concerne il lattice e’ necessaria
una anamnesi accurata per individuare e diagnosticare i pazienti
che rientrano nei gruppi ad alto rischio prima di un intervento
che preveda il contatto con materiale in lattice. I pazienti
con spina bifida devono evitare l’esposizione al lattice sin
dalla tenera età.
Va messo in risalto che il problema delle reazioni
allergiche, e qui mi riferisco a quelle che si esprimono nelle
forme più drammatiche è molto sentito sia dall’opinione pubblica,
per l’enfatizzazione operata dai media, sia dai medici
in generale, per le problematiche medico legali che ne possono
derivare. Indubbiamente una manifestazione di tale drammaticità
evoca timori giustificati e quindi come ultima conclusione
mi preme puntualizzare che ogni volta che si effettuano pratiche
medico chirurgiche con inoculazione di sostanze farmacologiche,
sia in ambiente ospedaliero che in ambiente ambulatoriale,
e’ opportuno preparare i farmaci per l’emergenza, un pallone
di Ambu con raccordo alla bombola di O2 ed un set
per tracheotomia d’urgenza.
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